
Da qualche giorno tiene banco sui media la polemica innescata dalle parole di un’importante figura istituzionale, secondo cui la celebrazione del 25 Aprile sarebbe cosa superata, visto che oggi (oggi?) le emergenze nazionali sarebbero altre (la lotta alla mafia) e che questa ricorrenza sarebbe oramai da ridursi ad una sorta di derby tra Comunisti e Fascisti…
Nessuno nega l’importanza della lotta a tutte le mafie. La storia della nostra Repubblica è ricca dell’esempio di servitori che hanno sacrificato a questo compito la propria vita.
Magistrati come Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino; Prefetti e uomini delle forze dell’ordine come Carlo Alberto dalla Chiesa e Boris Giuliano; uomini politici di elevato spessore umano e culturale come Pio la Torre e Piersanti Mattarella.
Ma lo hanno potuto fare proprio in virtù di un preciso mandato che affonda le radici nella nostra Costituzione. E la nostra Costituzione Repubblicana è frutto dell’opera illuminata di uomini e donne che hanno combattuto chi con le armi, chi con l’esempio, la dittatura nazi fascista e hanno gettato le basi perché la nostra fosse una terra libera in cui ogni italiano potesse essere, nel rispetto delle leggi e della altrui libertà, “artefice del proprio destino” e fautore di un destino comune.
La lotta per la liberazione del nostro Paese fu compiuta da uomini e donne di varia estrazione sociale, e culturale e politica. Uomini e donne che ci han messo la faccia (e non per l’ennesimo selfie da postare su Facebook) e talvolta la vita.
Anche nella nostra Somma Lombardo sono molteplici gli esempi di impegno diretto, sin dai primi giorni del settembre 1943, nella lotta di liberazione.
Dal drappello del Savoia Cavalleria di stanza alle Fattorie Visconti che ripara in territorio svizzero per non far cadere armi e munizioni in mano tedesca, alle organizzazioni clandestine costituite nelle nostre fabbriche, guidate da futuri Sindaci; agli affiliati in clandestinità alle varie formazioni partigiane; a chi ha combattuto durante i famosi “Quaranta giorni di libertà” della Repubblica dell’Ossola. Alcuni erano appartenenti ai GAP, altri alle brigate Garibaldi, altri ancora ai Corpi Volontari per la Libertà, alcuni civili, altri militari. Molteplici colori uniti verso un unico scopo: ridare libertà e dignità alla nostra Italia.
Due anni fa abbiamo deciso di ricordare in occasione del 25 Aprile la figura di un Sommese caduto per la libertà, per fare memoria, per ringraziare, per rendere omaggio.
Oggi commemoriamo, con riconoscenza, CARLO MOSSOLANI, giovane concittadino spirato nell’estate del 1944 a soli 24 anni nel famigerato campo di sterminio di Auschwitz.

CARLO MOSSOLANI, un ragazzo come tanti, con i suoi sogni e le sue aspirazioni.
Sogni e aspirazioni che ha messo in secondo piano per non rinunciare al bene più grande: la sua e la nostra libertà.
Dimenticare o sottovalutare questo sacrificio, o derubricarlo come “appartenente” ad un passato da superare, significa renderlo vano.
Se oggi possiamo scegliere liberamente che fare della nostra vita, se possiamo esprimere senza timore le nostre idee, anche a costo di dire pericolose banalità, è anche merito di ragazzi come CARLO.
Ed è bene ricordarlo perché come scrisse Enzo Biagi: “Una certa Resistenza non è mai finita”, nonostante le parole in libertà (eccessiva libertà) ascoltate in questi giorni.
Grazie CARLO! Somma ti è riconoscente!
